Himalayan Masks – Lanfranchi Collection

LE MASCHERE PRIMITIVE NEPALESI

UNA SCOPERTA UN’AVVENTURA

di Renzo Freschi

  1. IN CORRIERA A KATHMANDU. Nel 1971 arrivo a Kathmandu, al termine di un viaggio che dall’Europa porta, via terra, in Afghanistan, in India e infine in Nepal. Sono un giovane mercante che fa la spola tra Milano e l’Oriente, mi occupo di etnografia e arte popolare e viaggio in treno e in autobus tra gente di varie etnie che imparo a distinguere da costumi e gioielli. Quando arrivo a Kathmandu ho la sensazione di vivere nella Firenze del ‘500: una città, anzi una vallata, dove gli occhi si perdono tra pagode, templi e palazzi decorati come opere d’arte, la gente porta gli abiti tradizionali che identificano la professione, il villaggio, la casta e le feste religiose riempiono la città di processioni spesso mascherate che mescolano riti profani e cerimonie indù o buddhiste. Basantapur, la piazza principale, è affollata ogni mattina da venditori di antiche meraviglie: monili, oggetti di legno finemente intagliati, vecchi utensili lavorati dalle mani di abili artigiani, maschere, dipinti, oggetti rituali, libri miniati, statue sacre, che aspettano di essere acquistati dopo una trattativa che è un rito e insieme un modo per conoscere meglio chi ti sta davanti. Sono oggetti nepalesi ma anche tibetani, perché la diaspora ha portato nella vallata una folta comunità tibetana e con essa tutto ciò che ha potuto salvare o che fa arrivare attraverso vie clandestine.
  2. UNA SCOPERTA MISTERIOSA. Dopo la metà degli anni ’70 in quella piazza e nei negozietti del quartiere, alle “classiche” maschere tibetane se ne aggiungono altre, completamente diverse: coperte di peli, con straordinarie patine lucenti, espressioni truci o stralunate, talvolta fatte con pezzi di legno sommariamente sgrezzato. Nessuno sa o vuole dire da dove arrivino: probabilmente qualche raccoglitore locale, che va di villaggio in villaggio per rifornire antiquari e mercatini, ha trovato queste strane maschere, così antiche che persino i proprietari ne hanno perso la memoria. I primi a venderle sono i nepalesi della piazza, presto scavalcati dai tibetani -da sempre impareggiabili commercianti- che fiutano il business e aprono una miriade di negozietti dietro Freak Street, dove si va anche per chiacchierare e godere della simpatica compagnia. Tsering, Tashi, Passang, Rinchen, Dawa, persone che porto nel cuore, e poi anche Karma Lama che apre la Ritual Art Gallery, a pochi metri dal Palazzo Reale, dove vende maschere a prezzi così cari che solo i turisti ricchi possono permettersele.

[…]

Estratto dall’introduzione del libro.

“Himalayan Masks – Lanfranchi Collection”

di Renzo Freschi e Luciano Lanfranchi

Il libro “Himalayan Masks – Lanfranchi Collection” di 384 pagine con 260 immagini può essere acquistato in Galleria o ordinato con una mail al costo di 150 €uro (spedizione esclusa).

Renzo Freschi
info@renzofreschi.com
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