
16 Mag TRE MERAVIGLIE IN AVORIO
Amo gli elefanti, la loro intelligenza, la gioiosa irruenza dei cuccioli, la loro mitica memoria …. d’altra parte non ha forse la testa di elefante Ganesh, il più venerato degli dei hindu? Anche per questo ho quasi sempre esitato ad acquistare manufatti in avorio, anche se questa “resistenza etica” ha ceduto qualche volta alla forza dell’arte, come nel caso delle tre opere che ho il piacere di presentarvi. Negli anni ’90 mi furono offerte quattro gambe in avorio per il letto di un maharaja interamente intagliate con 20 posizioni del Kamasutra. Il loro fascino non deriva tanto dalle acrobatiche posizioni erotiche quanto dall’armonia dei corpi e dalla qualità dell’intaglio. Decisi quindi di acquistarle perché le consideravo vere opere d’arte, eseguite da uno scultore che è riuscito a dare a quei corpi una vitalità che sembra una danza. Molti anni dopo mi fu proposta una zanna cinese in avorio interamente intagliata con decine di personaggi, scene di vita quotidiana ed eventi epici. I particolari e le figure sono così numerosi da richiedere una lente di ingrandimento per scoprirli e sono descritti con un realismo pittorico. Anche in questo caso cedetti alle lusinghe di un’opera d’arte unica per la perfezione calligrafica dell’intaglio e per il simbolismo delle scene descritte. Infine recentemente mi è stata proposta una gigantesca zanna thailandese che mi ha colpito perché è interamente intagliata con scene del Ramayana, il famoso romanzo mitologico indiano che racconta il ratto di Sita, moglie del dio Rama, da parte del dèmone Ravana e la lotta che il marito -con l’aiuto del dio scimmia Hanuman – intraprende contro i dèmoni per liberare l’amata. Per la sua dimensione (H 168 cm) e la qualità del lavoro la zanna era probabilmente destinata a un importante tempio o a una delle corti del re della Thailandia.
Questo è l’articolo che parla di queste “Tre Meraviglie in Avorio”
QUATTRO GAMBE PER IL LETTO DI UN SOVRANO
India nord orientale, stato dell’Orissa
XVII/XVIII secolo. Avorio
H 42 cm, diametro alla base cm 9,6
CITES IT/CE/2024/MI/00764-65-66-67
Tornite da quattro massicce zanne d’elefante, queste gambe erano destinate a reggere un letto che per la preziosità del materiale e la straordinaria qualità dell’intaglio poteva appartenere solo a un maharaja. Come si vede dal disegno a destra, il letto era composto dalle gambe collegate da quattro traversi di legno, intorno ai quali erano state intrecciate una o più corde che formavano la rete del giaciglio: il tipico charpoy indiano. Ogni gamba è divisa in tre sezioni: quella superiore dove si vedono i fori quadrati per i traversi e due nicchie o edicole scolpite a bassorilievo, la parte mediana rotonda con una corona di petali di loto e infine la sezione inferiore con tre edicole e, in basso, una fascia di intrecci vegetali con vari animali (elefanti, cavalli, topi, uccelli, scimmie e altri).

All’interno di ognuna delle venti nicchie (cinque su ogni gamba) spiccano i corpi di una coppia di amanti in differenti “posizioni d’amore” che sembrano altrettante illustrazioni del Kamasutra, una raccolta di raffinati aforismi composta dal poeta indiano Vatsyayana nel III secolo, considerato il più famoso trattato indiano -e forse universale- sul rapporto erotico tra uomo e donna. Quando fu tradotto da due studiosi inglesi nel 1883 fu considerato per lungo tempo un testo licenzioso e indecente, inaccettabile per la morale vittoriana e solo dopo alcuni decenni, grazie a una valutazione radicalmente diversa, fu finalmente apprezzato per il valore poetico con cui trattava un argomento tanto intimo e delicato.
Il Kamasutra è un trattato sul rapporto amoroso (non romantico) destinato a quella élite privilegiata ma anche colta che già allora non doveva occuparsi di attività pratiche ma poteva dedicare la giornata al piacere personale. Il testo esamina i caratteri psicologici e somatici dei due amanti, il corteggiamento, i primi approcci amorosi, il comportamento nell’alcova e ovviamente descrive in modo realistico i diversi tipi di baci, di abbracci e le sessantaquattro “posizioni dell’amore”, alcune delle quali sono illustrate su queste gambe. Ma molti altri sono gli aspetti del rapporto che il poeta Vatsyayana esamina e che, proprio come una guida, suggerisce come risolvere. Per la prima volta un testo letterario sancisce il cambiamento da una concezione del sesso come pulsione con un fine riproduttivo a una visione che concepisce il piacere e l’erotismo come un’attività indispensabile per la salute fisica e mentale tanto dell’uomo quanto della donna, esattamente come il cibo. Mentre sul piano sociale e familiare il ruolo dell’uomo prevale su quello femminile, nella sfera del piacere il Kamasutra suggerisce una uguale condivisione.
Tornando al mondo esclusivo descritto dal Kamasutra, agli ambienti principeschi dove gli amanti potevano deliziarsi con ogni genere di conforto, anche il letto che li accoglieva ne rifletteva il lusso, come fanno appunto queste quattro gambe scolpite da altrettante zanne d’avorio, il materiale più prezioso dopo l’oro. Sono venti le diverse forme di amplesso rappresentate, ognuna racchiusa in una nicchia-cornice che replica la forma di una cappella poichè nella visione del Tantrismo, la corrente esoterica dell’Induismo, non c’è separazione tra amore profano e amore divino. La potenza creatrice del dio si unisce al potere del principio femminile come fusione con il Tutto attraverso il godimento. Un vero essere-con-l’altro, un abbandono dell’Io individuale per raggiungere il Sé universale. L’atto sessuale è dunque un atto creatore, che può passare attraverso tutta la varietà dei giochi amorosi.
Le colonne e l’arco che reggono queste sacre alcove sono cesellate come gioielli e sulle volte sono posati due pappagalli, che secondo la leggenda popolare raccontano i pettegolezzi amorosi. Nella larga corona al piede di ogni gamba, mescolati a volute vegetali, sono intagliati con uguale perfezione gli accoppiamenti di svariati animali e volatili per sottolineare che il piacere non è solo degli uomini ma di ogni forma di vita di origine divina. In ogni edicola gli amanti si uniscono appoggiati a morbidi cuscini oppure su sgabelli che facilitano la posa amorosa, talvolta si guardano negli occhi per condividere gli attimi della passione, si muovono con la leggerezza di uccelli, si intrecciano con la scioltezza di serpenti, si stringono con la forza dell’estasi. Hanno corpi perfetti come idealmente devono avere i sovrani, simbolo della perfezione divina: indossano solo raffinati gioielli che esaltano la sensualità delle forme e l’agilità di gambe e braccia capaci delle più ardite evoluzioni amorose. I capelli sono pettinati nelle più elaborate acconciature.
Solo il più abile degli artigiani poteva essere l’esecutore di un’opera così importante perché destinata alla camera del sovrano e a descriverne i momenti più intimi, uno scultore che ha saputo infondere alle atletiche posizioni del Kamasutra un’armonia che trascende la pura descrizione erotica per renderla espressione della più raffinata arte indiana.
Renzo Freschi
IL RAMAKIEN, UNA STORIA D’AMORE SU AVORIO
Zanna di elefante intagliata
Thailandia o Birmania
XIX secolo
H. cm 168, diam. cm 15
Cites N. IT/CE/2023/VI/00016
Quando vidi per la prima volta questa zanna d’avorio rimasi a bocca aperta osservando le centinaia di figure che la ricoprono; solo la foto che mi ritrae al suo fianco può dare l’idea della sua dimensione che quasi mi sovrasta e di come l’artigiano che l’ha realizzata abbia saputo creare un’opera spettacolare e di straordinario interesse. Ero certo che queste intricate scene dove convivono figure divine, umane, demoniache e di animali fantastici fossero parte di un affresco mitologico e così mi misi alla ricerca del loro significato, dato che scoprire e interpretare un’opera è l’aspetto più affascinante della mia professione. Alcune figure mi erano familiari e mi ricordavano i personaggi del Ramayana, il famoso poema epico indiano, ma erano mescolate ad altre sconosciute e inserite in un ambiente tipicamente thailandese o birmano: alla fine, grazie alla mia biblioteca e ancor più all’aiuto di Marilia Albanese e di Francesco Franceschi, autore della prima traduzione del Ramakien in italiano, scoprii che quelle intagliate sulla superficie di questa magnifica zanna sono episodi del Ramakien, la versione thailandese proprio del Ramayana indiano. Eccone il riassunto.
C’era una volta un regno lussureggiante che contava due città principali: Ayutthaya, in Thailandia, capitale degli dèi, col suo re Thotsaroth, e Langka, nell’attuale isola di Sri Lanka, capitale dei dèmoni, col suo re Thotsakan. Al figlio di re Thotsaroth, Phra Ram, imbattibile nel tiro con l’arco (foto 1) (per gli indiani Rama, una delle incarnazioni del dio Vishnu, foto 2) viene promessa in sposa la bellissima Nang Sida (Sita per gli indiani), che è però bramata anche dal feroce Thotsakan (Ravana per gli indiani), dèmone con dieci teste e venti braccia che farà di tutto per riuscire a rapirla, e ci riuscirà (foto 3).
Phra Ram disperato chiede l’aiuto del re delle scimmie Hanuman (foto 4), che accetta di aiutarlo e dispiega per lui il suo esercito di scimmie (foto 5 e 6). Tanti saranno gli espedienti, i saggi consiglieri, i cervi magici, gli uccelli fantastici che verranno utilizzati per combattersi a vicenda.
Purtroppo, a un certo punto, il prode Hanuman viene catturato e condannato a bruciare vivo, ma lui riesce ad appiccare il fuoco su tutta la città dei dèmoni con la sua coda rovente e perfino a costruire dal nulla un ponte e un carro per trasportare il suo esercito di scimmie. A questo punto, il perfido Thotsakan, per liberarsi di lui, impone a una sua figlia-sirena (foto 7) di sedurlo: sarà però Hanuman, grande incantatore, a sedurre la fanciulla, che darà alla luce un figlio metà scimmia e metà pesce. La guerra si scatena: Hanuman massacra milioni di dèmoni, ma deve riuscire ad impossessarsi del cuore di Thotsakan custodito da un mago in città in una teca di cristallo per riuscire ad ucciderlo, altrimenti il dèmone resterà immortale.
Sottratto il cuore del dèmone, sarà Phra Ram che riuscirà finalmente ad ucciderlo (foto 8). Ci siamo però dimenticati della bella Nang Sida (foto 9), che dopo 14 anni di prigionia non riesce a convincere Phra Ram della sua innocenza. Allora, la dea cammina su un rogo di fiamme, che sotto i suoi passi si tramutano in fiori di loto, confermando così la sua purezza. Ci saranno ancora molti scontri tra dèmoni e dèi, ma alla fine tutti i dèmoni saranno sconfitti per intercessione degli dèi, la pace tornerà su Ayutthaya, Phra Ram e Sida (foto 10) si sposeranno una seconda volta per la gioia di tutti (e anche di chi è riuscito a leggere l’intera intricatissima storia!).
Al di là della storia che rappresenta simbolicamente l’eterno scontro tra il bene e il male, ciò che colpisce guardando questa zanna è la capacità dell’artista che l’ha scolpita di dare alle scene la leggerezza e l’armonia di un balletto. Le scimmie si librano da un ramo all’altro del reticolo vegetale che rappresenta la foresta di Lanka con uno slancio perfettamente realistico e Rama e Lakshmana, i divini arcieri, sembrano muoversi con passi di danza. La zanna è intagliata su differenti livelli: il più profondo, piatto, funge da sfondo dell’intreccio dei rami dal quale si stagliano i vari episodi e le figure scolpite praticamente a tutto tondo. Ogni viso ha una diversa espressione, ogni corpo una differente posizione, ogni dettaglio è cesellato alla perfezione così che si possono leggere persino i disegni della stoffa degli abiti, i suntuosi gioielli, le piume dei mitici uccelli. I vari episodi si sviluppano intorno alla zanna come quadri teatrali di grande efficacia in un insieme di armonia. Il risultato della storia è scontato e la vittoria dell’amore si legge nella dolcezza del viso di Sita (foto 9) e nel tenero abbraccio degli sposi (foto 10).
E’ un racconto palpitante di emozioni che lo scultore ha saputo infondere nell’avorio facendo di questa zanna un capolavoro. E’ impossibile raccontare in poche righe il Ramakien, la versione thailandese del Ramayana, che il poeta indiano Valmiki aveva scritto nel III secolo a.C. Anche il Ramakien racconta le gesta del dio hindu Rama per liberare l’amata moglie Sita ma è ambientato in Thailandia e arricchito con centinaia di episodi e personaggi legati alla mitologia thai. Nonostante la religione praticata dai thailandesi sia il buddhismo, l’induismo ha sempre avuto una grande influenza sulla cultura locale come dimostra anche il Ramakien che mescola le radici indiane a quelle tipicamente thai. Inoltre alcuni sovrani dal XVIII secolo in avanti hanno aggiunto al proprio il nome Rama come il primo (Rama I) considerato il creatore della versione classica del Ramakien. L’etnia Thai si insediò in quest’area della penisola indocinese nel XIII secolo e, pur di religione buddhista, fu fortemente influenzata dalla cultura indiana presente nel territorio già dai primi secoli d.C. grazie alle colonie fondate dai mercanti provenienti dalle coste dell’India orientale. Garuda, ad esempio, il mitico uccello veicolo del dio hindu Vishnu, è l’emblema nazionale, compare ovunque ed è anche impresso sullo stendardo reale. L’assimilazione del Ramayana e il suo adattamento alla mitologia autoctona permise di dare alla cultura thai un’origine millenaria e addirittura divina. Lentamente nel Ramakien confluirono leggende popolari e figure mitiche che lo hanno reso parte dell’identità thailandese tanto da essere presenti nella letteratura, nell’arte, nel teatro e nell’artigianato. Le storie del Ramakien sono illustrate in molti templi e residenze regali e questa straordinaria zanna che ne descrive alcuni episodi proviene sicuramente, per la qualità, da un edificio importante.
LA CULTURA CINESE IN UNA ZANNA
Cina,XIX / XX secolo, avorio
Lungh. 74 cm, diam. 7,5 cm, supporto: H 24 x 39 cm
CITES N. IT/CE/2024/MI/00768
I più antichi reperti in avorio risalgono al periodo neolitico (circa 5000-1500 a.C.), quando gli elefanti erano numerosi nelle pianure e nelle foreste cinesi. Lentamente, lo sviluppo dell’agricoltura ne ridusse drasticamente il numero, tanto che durante la Dinastia Song (960-1279) iniziò l’importazione delle zanne dall’Africa. Fu comunque durante la Dinastia Ming (1368-1644) che la produzione di oggetti in avorio lavorati con tecniche estremamente sofisticate -come quelli che si trovano presso gli antiquari o nelle case d’asta- raggiunse una produzione importante: scatole di varie fogge, ventagli finemente traforati, statue che talvolta mantenevano la curvatura naturale della zanna, fino agli spettacolari globi concentrici (sfere intagliate in modo da contenerne diverse, tutte cesellate e separate dalle altre) divennero oggetti “di culto” per le classi abbienti e naturalmente molti di questi erano destinati all’esportazione in Europa.
Oltre a quegli oggetti d’uso, nei quali prevale un esasperato gusto decorativo e pura abilità artigianale, furono prodotte più raramente zanne interamente scolpite con paesaggi, figure, episodi di varia natura, così da diventare dei veri quadri tridimensionali, talvolta con temi religiosi e mitologici della letteratura classica, come in questa zanna.
Nell’arte cinese un fiore, una pianta, un personaggio intento a una certa attività trascende la semplice descrizione per rivestire un significato simbolico legato ai valori fondamentali dell’etica, della filosofia e della tradizione in generale. Le scene che si osservano su questa zanna non sono quindi un raffinatissimo esercizio artigianale per riprodurre in miniatura paesaggi, attività e scene conviviali, ma la rappresentazione ideale della società secondo la visione confuciana e taoista. In questo senso le varie parti intagliate sui due lati della zanna vanno lette come elementi di un’unica composizione che trascende il valore del singolo per acquisirne uno ben più alto.
La parte inferiore del lato A si apre con scene della vita popolare (i pescatori con le reti a bilanciere, un contadino con la zappa sulle spalle, un bambino che cavalca un bufalo) per proseguire con motivi legati alle feste tradizionali come la danza del leone che celebra l’anno nuovo. Si apre poi una scalinata che conduce a una serie di palazzi e giardini che rappresentano il mondo dei letterati, dei maestri della conoscenza e degli Immortali del taoismo, dove si vedono saggi dalle lunghe barbe che discutono, che giocano a go o che osservano rotoli di dipinti.
E’ la rappresentazione di una scala sociale basata idealmente sulla conoscenza.
Il lato B è dedicato alle arti classiche dei mandarini-letterati: la calligrafia, la poesia, la musica e gli scacchi. Segue poi un corteo di soldati che regge un animale catturato, un cavaliere, portatori di insegne e simboli di rango come il ventaglio. Sull’armatura di alcuni armigeri si legge il carattere coraggio, mentre un letterato traccia su un rotolo i quattro caratteri che vogliono dire “lungavita come le montagne meridionali”.
Infine la parte più larga della zanna descrive un paesaggio composto da acque, rocce, montagne, alberi e nuvole, con una grande pagoda a tre livelli. Di solito le zanne erano lavorate dal basso (la parte più larga) verso la punta, in modo da mantenerne la posizione naturale, mentre in questa avviene il contrario, probabilmente per dare più spazio a quel “mondo della conoscenza” che rappresenta la meta spirituale a cui bisogna aspirare.
La zanna poggia su una base di legno intagliata, traforata con un intreccio di fiori di loto -simbolo di purezza- e dipinta di nero, in modo da evidenziare per contrasto il candore dell’avorio. Zanne con temi filosofici o religiosi come questa sono rare, dato che erano opere d’arte dedicate ai templi o ai fedeli cinesi e non al mercato occidentale, che preferiva oggetti puramente decorativi per l’eccelsa abilità dell’intaglio.
Ringrazio Emanuela Patella dell’Istituto di Studi Orientali CELSO di Genova per l’identificazione dei vari soggetti della zanna e la loro interpretazione simbolica.
SIGNIFICATI SIMBOLICI DI ALCUNI ELEMENTI DELLA ZANNA.
Roberta Ceolin
Pubblicato alle 17:26h, 23 MaggioSemplicemente meravigliose, da lasciare senza fiato!!
Un caro saluto
Roberta
Alessandra Fabrizia Rossi
Pubblicato alle 00:00h, 24 MaggioGrazie dr.Freschi per condividere queste opere meravigliose, frutto di abilità stupefacente degli artisti indiani, thai e cinesi che le hanno intagliate e grazie del Suo prezioso ed esaustivo e dettagliato articolo!
Ancora una volta la conferma della elevata qualità degli articoli della Sua collezione e del Suo gusto e competenza ! A presto,